Paolo Molinaro
Fondatore e CEO di Aipem
L’energia è al centro di tutto.
In questo particolare momento tutte le imprese (e anche gli Stati) sono concentrati sull’ottimizzazione delle fonti energetiche necessarie per la loro attività. Oggi però noi vogliamo occuparci di un’altra energia indispensabile per il successo delle aziende, quella che incrocia creatività e innovazione.
E allora ricominciamo: l’energia è al centro di tutto, anzi è il centro di tutto e a tutto si collega. Serve a raggiungere obiettivi, a rispondere alle scadenze, a progredire nello sviluppo, a trovare soluzioni inaspettate. Senza energia è impossibile trovare soluzioni nuove a nuovi problemi. È una questione di approccio: l’energia fa “spostare il piede in avanti” di quel poco che serve a fare un nuovo passo. Ricordando quanto affermato da uno dei più singolari e interessanti intellettuali del secolo scorso, Richard Buckminster Fuller, inventore fra l’altro delle cupole geodetiche, “Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta”. È a questo concetto che Aipem si è ispirata per rivoluzionare le strategie di comunicazione aziendali con il live streaming marketing.
Come si capisce è un approccio completamente nuovo: non ci si deve adattare alla realtà cercando di modificarla con concetti e strumenti già a disposizione. Piuttosto occorre mettere in atto un pensiero laterale per trovare l’intuizione creativa che ci porti direttamente dentro a una nuova realtà. Lo sosteneva già Edward De Bono, proponendo questo concetto alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
Da allora molte cose sono cambiate ma, in questi tempi di sfide epocali che in particolare riguardano proprio l’energia, occorre fare tesoro di queste suggestioni. Non dimentichiamo che l’energia è la sintesi che sta alla base dell’evoluzione, la famosa scintilla che illumina di nuova luce il reale, decontestualizzandolo e riposizionandolo in un luogo che prima proprio non c’era.
Prometeo ruba il fuoco a Zeus per donarlo agli uomini: forse il primo esempio nella storia della scoperta di una nuova forma di energia
L’energia è luce, simbolica o reale, che permette all’uomo di vivere pienamente la sua dimensione e di trovarne anche altre: basti pensare agli scenari raccontati dal film Interstellar, nel quale un’energia universale permetteva il contemporaneo fluire di un’infinità di mondi paralleli che possono anche comunicare fra loro permettendo di conoscere soluzioni inaspettate.
Parlando di energia e di creatività, quindi, parliamo di una forza che spinge a ricomporre non solo l’immagine ma la struttura stessa di quello che conosciamo o pensavamo di conoscere fino a quel momento. In maniera semplificata è l’intuizione geniale, l’uovo di Colombo che produce uno scarto laterale capace di produrre un avanzamento generale della consapevolezza collettiva.
Questi presupposti ci fanno comprendere quanto energia e creatività siano intrinsecamente legate e rappresentino, molto spesso, la doppia faccia di una stessa medaglia. Ed è anche per questo motivo che la creatività rappresenta una forma di energia che non va mai risparmiata perché, fra le altre cose, ha la caratteristica di non disperdersi, non è soggetta a decadimento e mantiene incontaminata la sua forza positiva.
La composizione di contenuti creativi permette di stabilizzare una quantità di energia che si mantiene costante nel tempo, distribuendosi uniformemente fra chi la vuole condividere. È questo il cosiddetto “orizzonte lungo” dell’energia creativa: infatti, i contenuti di valore hanno durata nel tempo e capacità di coinvolgimento che resta inalterata senza subire il decadimento temporale. Questa premessa ci permette inoltre di delineare il senso della progettazione creativa contemporanea. Per cui è innegabile che mai più di oggi il futuro, proprio per la sua instabilità e incertezza, sia al centro della riflessione collettiva. Il periodo pandemico che, fortunatamente, si sta esaurendo, accostato alle improrogabili scadenze ecologiche del 2030 e 2050, ci obbligano a delineare dei percorsi energetici che coinvolgano tutta la comunità umana.
Il lungo periodo di confinamento causato dalla pandemia, per contrappasso ha generato una scossa energetica che ci ha permesso di trovare nuove soluzioni per inventare una nuova realtà. L’abbiamo chiamata in molti modi: onlife, realtà ibrida, nuova realtà tecnologica.
Forse il pensiero non riesce ancora a definire in modo chiaro e univoco quanto stiamo già vivendo. Anche perché si tratta di realtà fluide, mutevoli, in costante evoluzione. Un’energia che ha anche innescato nuovi fenomeni che stanno anche ridefinendo i confini della comunicazione aziendale. Quello che una adeguata dose di energia ci può aiutare a fare è aprirci a una creatività capace di pensare a modelli nuovi che rendano obsoleta la realtà presente. E sviluppare nuove forme di comunicazione, come ad esempio il Branded Podcast. Stiamo così mettendo in pratica il suggerimento di Fuller per inventare un nuovo livello di comunicazione e di esistenza. Si tratta quindi di adottare un atteggiamento diverso verso la vita, proiettando al futuro le proprie aspettative e destrutturando la linearità del pensiero futuro, rendendolo non consequenziale rispetto al presente.
Questa è una modalità che la creatività adotta costantemente e quotidianamente e che, oggi, deve diventare patrimonio condiviso di tutti i campi del fare e del sapere: dalla ricerca all’industria, dall’agricoltura alla medicina. La sfida è quella del futuro immaginato attraverso la forza dell’energia creativa. A questo punto ci vengono in aiuto le riflessioni di un altro intellettuale contemporaneo, il canadese Marino Min Basadur che, attraverso il suo concetto di Applied Creativity (il sistema della creatività applicata), ci sprona a immaginare prodotti e processi sostanzialmente diversi da quelli convenzionali. Andare oltre il reale, lasciarsi spingere dall’energia creativa per immaginare ciò che ancora non c’è.
Il grande regista Federico Fellini raccontava un aneddoto del suo rapporto con le maestranze di Cinecittà: arrivando al mattino mostrava al capo macchinista i bozzetti delle scene che aveva immaginato durante lunghe notti insonni. Erano schizzi di macchine sceniche di impressionante grandezza, come il piroscafo Rex ricostruito in studio per una scena di Amarcord.
Davanti alla visionaria follia del grande regista, il capomastro, prima ancora di verificare la fattibilità dei sogni felliniani, rispondeva sempre allo stesso modo: “Fatto, dottò”. L’energia creativa di Fellini gli trasmetteva la forza di fare un salto immaginativo laterale che poi condivideva con la sua squadra. E questo gli permetteva di consegnare al cineasta i suoi sogni sotto forma di scenografie cinematografiche.
Nella nostra storia nazionale quella frase “Fatto, dottò” è stata il filo conduttore di un’epoca, quella del secondo dopoguerra, durante la quale tutta Italia, dando fondo alla sua energia creativa, ha immaginato un futuro diverso per se stessa. Lo ha fatto pensando ad un contesto generale, non semplicemente focalizzandosi sullo sviluppo di un prodotto: l’energia creativa ha bisogno di spazi ampi, di lunga durata, e che si sviluppano su più piani. Per questo, se allora abbiamo immaginato un Paese nuovo adesso è tempo di generare l’energia necessaria a immaginare un nuovo futuro per noi e per le imprese.
Serve una visione che ci permetta di contestualizzare ogni elemento nel suo spazio, restituendogli la giusta dimensione e una corretta interpretazione. L’esatto contrario del pensare: è sempre stato fatto così, questa situazione è sempre la stessa, non è mai cambiato nulla. La nostra missione è, oggi, quella di lasciarsi trasportare dalla creatività, e dall’energia che la sottende, per pensare “out of the box”, ovvero fuori dalla scatola delle convenzioni. Solo in questo modo sapremo sintetizzare soluzioni innovative che di portino ad affrontare le sfide di un futuro imminente.
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